Si tratta sempre di una patologia tiroidea, autoimmune e che provoca infiammazione cronica, ma che si manifesta con sintomi opposti alla tiroidite di Hashimoto. Leggete l’articolo per conoscerne le caratteristiche.
Morbo di Basedow: meccanismo d’azione
Spesso chi soffre di ipertiroidismo non sa che alla base di questi sintomi vi è un processo autoimmune che stimola la tiroide a secernere maggiori quantità di ormoni tiroidei, definito morbo di Basedow. A causarla sono gli autoanticorpi stimolanti il recettore del TSH (AbTSH), che stimolano il recettore del TSH allo stesso modo dell’ormone consentendo la liberazione degli ormoni T3 e T4. Questi, per essere secreti, infatti, oltre al sufficiente apporto iodico, devono ricevere l’input di stimolo dalla tropina ipofisiaria, il TSH, che si lega al recettore ed innesca l’attivazione di secondi messaggeri (cAMP), aumentando la captazione dello iodio e la sintesi ormonale. Se vi è un’anomalia nel sistema immunitario, per la quale si generano gli anticorpi anti-recettore del TSH gli effetti saranno uguali, in quanto questi si andranno a legare al recettore allo stesso modo. Questo tipo di anticorpi, infatti, sono utilizzati per la diagnosi della patologia, anche se spesso questa può virare a Tiroidite di Hashimoto con la presenza di anticorpi anti-TPO ed anti-Tg. Oltre a questi valori positivi, in caso di morbo di Basedow si verifica anche l’aumento di SHBG, una proteina che lega gli ormoni sessuali e la riduzione del valore della colesterolemia.
Morbo di Basedow: sintomi e segni
A causare la patologia sono gli stessi fattori che scatenano la tiroidite di Hashimoto, ovvero la genetica ed i fattori ambientali, quali lo stress, le malattie virali, i farmaci, gli steroidi sessuali, ecc. Ma i sintomi con i quali si manifesta sono esattamente l’opposto, ovvero nervosismo, irritabilità, tremori, palpitazioni, difficoltà nella respirazione, depressione, spossatezza, dimagrimento, aumento della fame, alterazione del ciclo mestruale e diarrea; stimolando troppo il metabolismo, infatti, chi soffre di ipertiroidismo, pur mangiando tanto non ingrassa e non è così positivo, in quanto ogni asse metabolico deve trovare il suo equilibrio.
Ma a caratterizzare la patologia è la “facies Basedowniana”, ovvero dei segni visibili ad occhio nudo tipici dei soggetti affetti dal Morbo di Basedow; infatti, quando vengono in studio da me pazienti che soffrono della patologia, li riconosco subito a partire dagli occhi. Il primo segno che notiamo è l’esoftalmo, ovvero una protrusione del bulbo oculare, poi il segno di Dalrymple ovvero l’ampliamento delle rime palpebrali, il segno di Stellwag con rarità dell’ammiccamento, segno di Graefe ovvero il mancato abbassamento della palpebra superiore nello sguardo verso il basso, e l’edema palpebrale. Ad aumentare il volume del tessuto retrobulbare è l’accumulo di glicosamminoglicani, in particolare di acido ialuronico, che occupando spazio spinge le orbite in superficie e causa un rigonfiamento delle palpebre.
Morbo di Basedow: terapia classica
La classica terapia della patologia può essere sia medica, sia chirurgica che da radioiodio. I farmaci consigliati possono appartenere alla categoria delle tionamidi, che inibiscono la sintesi degli ormoni, il propiltiouracile, che inibisce la conversione periferica di T4 in T3, oppure i beta-bloccanti per alleviare i sintomi provocati a livello del sistema cardiocircolatorio. Tramite la chirurgia invece viene esportata la ghiandola o una parte di ghiandola affetta dal processo autoimmune, mentre con la terapia da radioiodio, il tessuto tiroideo viene distrutto. Ma è veramente così necessario utilizzare i farmaci? L’ipertiroidismo si manifesta quando il valore del TSH è molto basso e quello degli ormoni tiroidei è superiore al limite. Ma non esiste altro modo per ritornare all’equilibrio?
Morbo di Basedow: approccio alimentare
Certo che si, l’approccio alimentare. Trattandosi sempre di una patologia autoimmune infiammatoria, il primo step da fare è debellare l’infiammazione. Chi può infiammarci? Ciò che mangiamo, che beviamo e con cui stiamo a contatto, per cui sarebbe buona prassi scegliere un’alimentazione antinfiammatoria, eliminare i cibi che aumentano la sintesi degli ormoni tiroidei ed utilizzare quelli che la limitano. Inoltre, come spiegato prima, anche lo stress a causa dell’azione immunosoppressiva del cortisolo, può generare patologie autoimmuni, per cui gestire lo stress cercando di rilassarci allontanando i cattivi pensieri e praticando uno sport in modo costante, ci farà scaricare le tensioni ed allontanerà le sensazioni negative per un po’ di tempo durante il giorno. Oltre e ciò è importante controllare l’apporto giornaliero di iodio e se sono presenti malattie virali in stato di latenza, in modo da non consentirne l’attivazione. Infine, passo più importante è equilibrare l’asse tiroideo attraverso un buon segnale leptinico: mangiando cibi integrali, consumando proteine ad ogni pasto, seguendo la crononutrizione, si raggiungerà l’equilibrio non soltanto a livello metabolico, ma anche del sistema immunitario; infatti, un buon flusso di leptina è in grado di regolare tutti gli assi metabolici.