La reattività al nichel, non parlo di allergia ma di sensibilità a questo metallo, non causa soltanto sintomi a livello topico, ma anche a livello sistemico. Infatti, sono diverse le persone che soffrono di disturbi gastrointestinali a causa di un eccessivo consumo di nickel nella dieta. Cosa fare se siamo reattivi al nichel? Eliminarlo o ridurlo? Leggete l’articolo per saperne di più.
Il nichel negli alimenti
Il nichel è un metallo presente un po’ dappertutto, infatti, chi è allergico al nichel deve evitare molti alimenti. In caso di reattività, invece, di cui poi spiegherò la differenza, basta limitare durante la settimana i cibi che ne contengono maggiormente. Questi sono i legumi, la frutta secca, la cipolla, il mais, l’avena, le aringhe, le ostriche, i cibi in scatola, le margarine ed i grassi vegetali, infine, anche alcuni vegetali come gli spinaci, i funghi, i kiwi, il cacao, il pomodoro, la pera, gli asparagi, il rabarbaro, l’uva passa e le prugne.
Si, sono davvero tanti, ma non vanno eliminati, per cui promuovere un’alimentazione varia ed equilibrata non ci farà correre rischio di incorrere in reattività da nichel.
La reattività al nichel: cos’è?
Finora avrete spesso sentito parlare di allergia al nichel, ma non di reattività, più che altro di intolleranza. L’intolleranza è un termine poco adeguato a descrivere questa condizione, infatti, potremmo definirla sensibilità o food sensitivity ma non in altro modo.
La sensibilità al nichel si instaura quando ogni giorno o molto spesso consumiamo cibi ricchi di nichel, ad esempio quelli citati sopra. Magari iniziamo dalla colazione, consumando una pera, a pranzo mangiamo le lenticchie con gli spinaci, nel pomeriggio un kiwi, a cena un contorno di pomodoro ed è fatta: continuando così il nostro corpo non tollererà più un dosaggio così alto di nichel. Ciò succede perché ognuno di noi ha una soglia di tolleranza per ogni sostanza, quando questa viene superata si genera un’infiammazione da cibo che causa sintomi gastrointestinali e topici.
Questo tipo di sensibilità si scopre sottoponendoci ad un test su sangue capillare, che dosa la quantità di IgG (immunoglobuline G), al contrario dei test per l’allergia che misurano le IgE (immunoglobuline E), insieme a due citochine infiammatorie BAFF e PAF, che indicano il grado di infiammazione generato dal nostro modo di alimentarci. Maggiore sarà il valore di queste citochine, più saremo infiammati e manifesteremo sintomi.
Le conseguenze della reattività al nichel
Soffrire di una reattività al nichel comporta sia sintomi gastrointestinale che dermici, infatti, spesso si soffre di dermatiti, eczemi, acne che si manifestano in seguito all’ingestione di questi alimenti, ma anche gonfiore addominale, diarrea, meteorismo e mal di testa.
Studi dimostrano come un eccesso di nichel possano peggiorare la sindrome del colon irritabile e sia come possa promuovere la persistenza del batterio Helicobacter Pylori. Infatti, si sa che l’ureasi dell’H. Pylori richieda dei metallienzimi contenenti nichel e la NiFe-idrogenasi, che sopravvivono nell’ambiente a basso pH. È stato dimostrato come l’aggiunta di una dieta priva di nichel a tripla terapia standard aumenta significativamente il tasso di eradicazione di H. pylori. La riduzione dell’attività dell’ureasi di H. pylori dovuta alla dieta priva di nichel potrebbe esporre il batterio all’acido gastrico e aumentare la suscettibilità di H. pylori all’amoxicillina.
Come rimediare
Se scopriamo di soffrire di reattività al nichel, la soluzione è semplice e non è restrittiva. Si sceglieranno inizialmente due giorni a settimana in cui consumare gli alimenti contenenti nichel, per poi aumentare i giorni man mano che i sintomi diminuiranno. Questa pratica ha lo scopo di instaurare di nuovo una tolleranza da parte dell’organismo al nichel, eliminando i sintomi sia gastrointestinali che cutanei.
Non dimentichiamo che l’infiammazione da cibo è coinvolta nelle patologie autoimmuni, per cui consiglio a tutti coloro i quali leggono questo articolo, sofferenti di queste malattie, di sottoporsi al test per fare in modo che venga debellata anche l’infiammazione da cibo che esacerba il grado infiammatorio sistemico.
Fonti bibliografiche:
- Campanale M. et al. Nickel free-diet enhances the Helicobacter pylori eradication rate: a pilot study. Send to Dig Dis Sci. 2014 Aug;59(8):1851-5.
- Sharma AD. Low nickel diet in dermatology. Indian J Dermatol. 2013 May;58(3):240.