Ai giorni d’oggi si assiste sempre più all’utilizzo del latte e dei suoi derivati, soprattutto sulle tavole degli italiani, che possono vantare di una terra che offre loro una grande quantità e una buona qualità organolettica e merceologica del prodotto stesso. Ma siamo sicuri che ne viene fatto un buon uso? Vi invito a leggere il mio articolo. Buona lettura!
I prodotti lattiero-caseari sono oramai tra gli alimenti più consumati sulle tavole della maggior parte della popolazione, al giorno d’oggi. In passato, il consumo di latte era già diffuso, soprattutto tra coloro i quali possedevano animali da latte, stalle. Si produceva il formaggio casereccio, utilizzando il latte crudo, genuino, del giorno stesso, onde evitare eventuali alterazioni del prodotto per incremento della carica batterica: tuttavia, il formaggio ed il latte rimanevano dei prodotti ad utilizzo sporadico, il formaggio costituiva un alimento non “per tutti”, “la ricchezza della settimana o la ricchezza del mese”, insieme con il consumo della carne rossa, per non parlare dei prodotti come il prosciutto, alcuni insaccati fatti in casa. Sia per il contesto socio-economico dei tempi addietro, sia per la qualità migliore dell’ambiente incontaminato in cui veniva effettuato il pascolo e venivano nutriti gli animali, il prodotto finale risultava privo di additivi industriali e di contaminanti che potessero, in qualche modo, penalizzarne la qualità: questi prodotti si facevano, ma rimaneva molto basso il consumo degli stessi e qualitativamente erano anche prodotti di gran lunga migliori.
Fatta questa parentesi, continuiamo a parlare del latte. Da quando è stata avviata la pratica della pastorizzazione, dopo la metà del XX secolo, il latte è stato omogeneizzato ed è aumentata la distribuzione su ampia scala del latte e dei prodotti da esso derivati: le statistiche parlano addirittura che ai giorni d’oggi il latte viene utilizzato 40-50 volte in più rispetto al secolo passato.
Il latte, dal punto di vista qualitativo, è un elemento molto ricco in nutrienti: contiene vitamine, soprattutto liposolubili ed essenziali, minerali tra cui il calcio, di cui ne costituisce una fonte molto ricca, e via dicendo, e contiene una vasta gamma di acidi grassi PUFA, di aminoacidi e complessi proteici importanti. Molti sono gli specialisti che consigliano ai bambini, alle donne soprattutto, di consumare abbondantemente latte come alimento funzionale per la crescita, per la prevenzione di patologie ossee, e via dicendo.
Tuttavia, se ci pensiamo bene, siamo l’unica specie animale a consumare tanto latte anche in età adulta. Perché molte volte si sente però demonizzare il latte? Si parla di lattosio, si distribuiscono ingenti quantità di latti delattosati, ma quello che più è importante sottolineare è la quantità e la tipologia di caseine che contiene il latte vaccino che consumiamo. Esso contiene una ingente quantità di beta-caseine, mentre il nostro corredo genetico è deputato particolarmente alla codificazione per particolari proteine enzimatiche in grado di metabolizzare il gruppo delle alfa-caseine: questo ci fa capire il perché il latte, assunto in quantità molto generose, va a costituire un elemento di disturbo proprio per la quantità in caseine presenti nello stesso, caseine per lo più di una tipologia diversa da quella che il nostro corpo riesce a metabolizzare. Ciò costituisce un fattore di infiammazione molto importante soprattutto per coloro i quali soffrono di malattie del sistema immunitario, di malattie croniche infiammatorie, degenerative, e non solo.
Diversi studi confermano come le beta-caseine e il prodotto lattiero-caseario sia alla base di numerose patologie, quali la tiroidite di Hashimoto, la fibromialgia, l’artrite reumatoide, l’anemia ferropenica, l’osteoartrite, l’asma, il cancro al testicolo, alla prostata, alla mammella, allo stomaco, la cataratta,il diabete mellito tipo 1, la colite e la rettocolite ulcerosa, il morbo di Crohn, la sclerosi multipla, l’astenia, l’emicrania, l’obesità, la sindrome metabolica, ecc. Additittura si è visto che c’è un importante correlazione tra grandi quantità di latte assunta e problemi da dislessia e incremento di probabilità di sviluppare forme di autismo.
Il latte viene assunto in tenera età, va a permettere la crescita del bambino, lo sviluppo del suo sistema immunitario, il corredo enzimatico, ma poi non dovrebbe costituire un alimento di consumo frequente, come invece accade. Le sieroproteine contengono fattori di crescita insulino-simili (IGF-1), che nell’adulto ha azione pro-infiammatoria e cancerogena; inoltre, come detto prima, le caseine, in particolare una specifica tipologia, quando si degrada va a rilasciare il BCM-7, che attiva il sistema immunitario costituendo un elemento importante di causa infiammatoria e immunogenica.
Il calcio del latte non è buono per le nostre ossa, è acidificato e si presenta sotto forma di idruri di calcio, dà fastidio al nostro organismo, e non va a migliorare i problemi di demineralizzazione ossea, ma anzi, li accentua per via dell’infiammazione! Purtroppo, quello che va a fare il calcio contenuto nel latte è far insorgere calcoli alla cistifellea, alla bile, quando viene assunto in maniera sistematica e frequente.
Dentro al latte materno di ciascuna specie, vi è una specificità immunitaria di quella data specie animale che può andare in contrasto con noi che ne facciamo uso. Per non parlare della quantità ingente di ormoni contenuta nel latte vaccino, che può andare in contrasto con il nostro assetto ormonale.
Quindi, sicuramente non sto parlando di eliminare il prodotto lattiero-caseario dalla dieta di un soggetto sano, ma di imparare a moderarne l’uso abbondante che, invece, ne viene fatto, e di variare l’alimentazione con tutto ciò che di buono ci offre quotidianamente la natura che ci circonda e in cui viviamo.