Prebiotici e anche psicobiotici? Ebbene sì, con questo termine è importante vedere come il microbioma intestinale possa notevolmente influenzare la salute del sistema nervoso: controllarlo, è alla base per stare bene, non solo a livello endocrino e intestinale, ma anche a livello centrale!
L’intestino umano ospita uno degli ecosistemi più complessi, costituito da numerosissime specie batteriche. Come è possibile leggere dai testi di microbiologia, centinaia di anni di co-evoluzione hanno portato ad una reciproca simbiosi tra l’ospite e il microbioma intestinale. Infatti, l’intestino è ricco di molecole che possono essere utilizzate come nutrienti dai microrganismi, favorendo la colonizzazione del microbiota stesso. La colonizzazione dell’intestino inizia alla nascita e si stabilisce nei primi 3 anni di vita. L’interazione iniziale tra il microbiota intestinale e l’ospite è indispensabile per la maturazione del sistema nervoso, del sistema immunitario e per la regolazione dello sviluppo della fisiologia intestinale.
Tuttavia, un aspetto importante che voglio evidenziare è che la colonizzazione microbica dell’intestino ha un impatto significativo sulla neurofisiologia dell’ospite, sul comportamento e sulla funzione del sistema nervoso.
È stato dimostrato che esiste un importante controllo neuronale del sistema immunitario. Un principio ben noto della fisiologia è che il sistema nervoso è responsabile del raggiungimento dell’omeostasi mediante la modulazione della funzione di altri sistemi nel corpo attraverso l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, la modulazione della risposta infiammatoria, e l’asse intestino-cervello. Infatti, vi è una comunicazione importante tra l’intestino e il cervello e che coinvolge percorsi neurologici, metabolici, ormonali e immunologici: da alcuni studi condotti, è stato visto come alcuni tipi di batteri, come i lattobacilli, sono in grado di convertire il nitrato in ossido nitrico (NO), un potente regolatore delle risposte a diversi livelli del sistema immunitario e nervoso. I lattobacilli aumentano anche l’attività dell’enzima indol-amina-2,3-diossigenasi (IDO), coinvolta nel catabolismo del triptofano (TRP) e nella formazione di composti neuroattivi dell’acido chinurico e chinolinico. La modifica del microbiota intestinale nei soggetti adulti provoca cambiamenti nel comportamento, che sono correlati a meccanismi immunitari, neuronali e ormonali.
Sappiamo che il GABA è il principale neurotrasmettitore inibitorio nel sistema nervoso centrale. Le disfunzioni nella segnalazione in relazione al GABA sono associate ad ansia e depressione. In un esperimento in vivo, è stato osservato come i lactobacilli e i bifidobatteri sono in grado di metabolizzare il glutammato per produrre GABA. Kamiya et al., in uno studio di alcuni anni fa, hanno dimostrato che la somministrazione orale di specie Lactobacillus è in grado di sopprimere completamente la distensione del colon indotta da risposte ansioso-depressive, che si riflette nell’inibizione della percezione del dolore viscerale. La somministrazione di questi stessi ceppi di Lactobacillus è sufficiente per attivare i canali di calcio (Ca 2+ ) e di potassio (K + ) nei neuroni, dopo iperpolarizzazione. Inoltre, la somministrazione orale di specifici ceppi di Lactobacillus induce l’espressione di oppioidi-recettori e cannabinoidi e promuove le funzioni analgesiche simili agli effetti della morfina.
Ciò suggerisce che il microbiota intestinale può influenzare molto il nostro sistema nervoso centrale!
Come agire positivamente sulla flora batterica intestinale? In modo particolare, essi producono acidi grassi importanti per la salute del nostro organismo, per contrastare differenti patologie anche infiammatorie: questi acidi grassi sono: l’acido acetico, l’acido propionico, l’acido butirrico e l’acido valerico. Per indurre i batteri a produrre tali sostanze, è necessario ricordarsi di inserire nella dieta sostanze quali:
- inulina (come aglio, porri, carciofi, cipolle, asparagi);
- i FOS (fruttoligosaccaridi contenuti per esempio nelle banane, nell’aglio e nei carciofi);
- la pectina (mele, albicocche, carote, ecc…);
- la gomma di guar (estratta dai bacelli omonomi);
- l’arabinoxilano (nella crusca di farro);
- l’aceto (qualsiasi aceto, come quello di mele a crudo);
- i cibi e le bevande fermentate;
- i grassi (olio di oliva extravergine, olio di cocco…).
Ricordiamoci che senza fibre, l’apparato digerente e l’intestino ne risentono: i prebiotici, un tipo di fibra in grado di attraversare il corpo senza essere digerita, promuovono la crescita e l’attività dei batteri intestinali amichevoli e possono anche ridurre l’insulina e abbassare i livelli di colesterolo. Molti alimenti, tra cui frutta, verdura e cereali integrali, contengono naturalmente fibre prebiotiche: lenticchie, ceci, fagioli, avena, banane, topinambur, cicoria, asparagi, aglio, porri, cipolla. Queste fibre sono inoltre, sono in grado di produrre acidi grassi a catena corta, che rappresentano la principale fonte di nutrizione per le cellule del colon, riducendo l’infiammazione e il rischio di disbiosi della flora batterica intestinale. Bisogna assolutamente evitare l’abuso di alcol: si tratta di una sostanza che induce dipendenza, e può produrre nocivi effetti fisici e mentali se consumata in eccesso. In termini di salute intestinale, il consumo cronico di alcol induce seri problemi, inclusa la disbiosi intestinale, nonché problemi neurodegenerativi importanti.